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Rock-blues e melodie italiane. In pillole questa è la proposta musicale di Santa Margaret, band tra le rivelazioni del 2014. Il gruppo milanese capitanato da Angelica Schiatti e Stefano Verderi il prossimo ottobre pubblicherà il nuovo EP (solo in vinile) e in questa intervista ripercorrono con noi il loro percorso musicale anticipandoci qualche novità per il futuro...
Come nasce il progetto Santa Margaret? Ci raccontate il vostro percorso musicale?
Stefano: i Santa Margaret nascono quando Angelica ed io decidiamo di scrivere canzoni insieme. Accomunati dalla grande passione per i Beatles e per il rock degli anni ’60 e ’70, abbiamo iniziato questa avventura circa tre anni fa, inizialmente da soli e poi chiamando mie vecchie amicizie per dare vita a questa band. Si è creata subito una formazione molto compatta, tutti ottimi musicisti e nel giro di pochi mesi veniamo chiamati ad aprire il concerto dei Deep Purple. Subito dopo firmiamo con Carosello che aveva avuto modo di apprezzare già la voce di Angelica durante le selezioni finali di Area Sanremo due anni prima, ed entriamo in studio per registrare i primi brani, tra cui il singolo Riderò con cui abbiamo vinto il Coca-Cola Summer Festival questa estate nella sezione giovani.
Ascoltando il vostro singolo si denota una passione per il rock-blues ma allo stesso tempo la voce di Angelica richiama (anche) i classici della canzone d’autore italiana. Quali sono i vostri ascolti attuali e quelli con cui vi siete “formati”?
Angelica: il rock-blues e la canzone d’autore italiana sono infatti le due anime che convivono in noi, con una prevalenza della prima nello spirito chitarristico e compositivo di Stefano (che ha seguito anche la produzione artistica del disco) e una prevalenza di cantautorato italiano, ma non solo, in me, che scrivo anche i testi. Il connubio funziona bene, secondo noi, e la lingua italiana si sposa benissimo con un sound che non è prettamente nazional-popolare. Per quanto riguarda gli ascolti, a parte i già citati Beatles, siamo cresciuti ascoltando, gli Stones, Hendrix, i Pink Floyd, i Led Zeppelin...tutta roba che non si può smettere di ascoltare, e poi Tom Waits e tanto vecchio Blues del Mississipi. I grandi interpreti e cantautori italiani, da Modugno a Battisti, passando per Tenco e Demetrio Stratos. Tra le voci femminili, Mina e Patty Pravo su tutte.Oggi ascoltiamo artisti, internazionali e non, in cui ritroviamo queste stesse influenze.
Ci anticipate qualche novità sul prossimo disco?
Stefano: la novità è il ritorno al passato. Abbiamo registrato tutto su nastro ( in analogico), cercando di curare il più possibile tutti i suoni. Il disco uscirà solo in vinile, e infatti il titolo sarà “Il Suono Analogico Cova La Sua Vendetta - Vol. 1”, per chi invece non fosse interessato al vinile, le canzoni saranno disponibili in rete; gratuitamente. La copertina del vinile è stata disegnata da Shout, un illustratore contemporaneo molto conosciuto.
Chi vi piace della scena indipendente italiana e chi vi sembra particolarmente originale?
Angelica: a noi piacciono tantissimo i Sacri Cuori, che ci ha fatto scoprire Marco, il nostro batterista. Poi il Pan del Diavolo, Bud Spencer Blues Explosion, Lo Stato Sociale e Le Luci della Centrale Elettrica...insomma tutti quei gruppi che cercano un loro sound e si scrivono le canzoni da soli.
Quanto è difficile fare musica in Italia adesso?
Stefano: adesso mancano gli spazi, manca la musica “nelle strade”. Da dove possono uscire le novità se non arrivano dal “basso”, dalle cantine, dai locali. Non posso credere che tutte le novità arrivino solo dai Talent...infatti noi siamo una mosca bianca.
Angelica: è vero che oggi “è difficile”, ma con la tenacia, la voglia, la fatica e le idee lo spazio si trova o lo si inventa!
Come valutate la fruizione musicale contemporanea? Il disco sembra essere rimasto solamente un accessorio per collezionisti e non c’è più l’attesa che si respirava fino a qualche anno fa...
Stefano: oggi non riusciamo neanche più ad uscire di casa per andare in un negozio di dischi e comprarci il nostro album preferito. Siamo troppo viziati e per questo apatici alle novità. Una volta ascoltare musica era una conquista, e si spendevano anche dei soldi, ovvero si facevano dei sacrifici per la musica...ora te la “ficcano” nelle orecchie gratuitamente, ma la qualità è decisamente più scarsa.
Angelica: è cambiato il modo di ascoltare la musica e quindi il valore che si dà a questa forma d’arte. Fino a pochi anni fa era “uno sbattimento” ascoltare musica ovunque. La musica aveva un peso, anche fisico, per cui alla fine si doveva trovare uno spazio nella propria giornata, o negli scaffali di casa, dedicato solo alla musica.Oggi tutta una discografia può essere contenuta in pochi centimetri di cellulare e se questo facilita la vita, svilisce però il concetto di “disco”.
Luca Stefanucci
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